Anziani e interventi chirurgici, studio all'Ospedale La Carità

17 agosto 2011

<p><strong>Ha senso sottoporre una persona molto anziana a un intervento chirurgico importante? In quali casi si pu&ograve; intervenire con concrete possibilit&agrave; di migliorare la qualit&agrave; di vita?</strong></p>

In una regione come il Locarnese, con un tasso di anzianità ben al di sopra della media nazionale, queste sono domande che molte persone si pongono.
I professionisti della salute hanno il dovere di conoscere i risultati dei propri interventi a corto, a medio e a lungo termine. Ci si deve insomma interrogare sull’impatto che un’operazione o una decisione di status quo hanno sul paziente anziano.
È quanto ha fatto il Dr Angelo Pelloni, classe 1963, medico aggiunto del servizio di chirurgia dell’Ospedale Regionale di Locarno (EOC), specializzato FMH in chirurgia viscerale. Un suo studio sulla chirurgia colorettale, che si rivolge alla terapia di malattie del grosso intestino, più frequenti in età avanzata, ha valutato l'impatto di questi tipi di interventi in pazienti con più di 80 anni. Lo studio sarà pubblicato prossimamente nella rivista specialistica Hepatogastroenterology, dell’Associazione internazionale dei chirurghi, gastroenterologi e oncologi (IASGO).
I risultati, in una certa maniera, sono sorprendenti perché smentiscono il luogo comune che un intervento chirurgico possa compromettere fortemente la qualità di vita dell’anziano.
“Quando l’operazione può essere programmata e non si agisce nell’emergenza”, spiega il Dr Pelloni,”i risultati di questi interventi presso gli ultra ottantenni sono comparabili a quelli di altre categorie di età”.
Ad esempio, la realizzazione di programmi di recupero post-operatorio, come il "fast-track", sono fattibili anche nei pazienti anziani. Il medico locarnese aggiunge, però, che i buoni risultati dipendono dall’appropriata preparazione all’intervento. Infatti l’anziano, spesso malnutrito e con meno difese immunitarie, può avere altre malattie concomitanti che lo rendono più vulnerabile (ad esempio il diabete). Un'altra caratteristica è una sensibilità diminuita dei pazienti anziani a ciò che succede nel proprio corpo, a sintomi di malattie, alla sete e alla fame.
“Per questo motivo”, precisa il Dr Pelloni, “è importante che l’operazione avvenga in un contesto in cui l’anziano sia preso in carico a livello globale; l’internista, l’anestesiologo, le dietiste e il servizio infermieristico: tutti hanno un ruolo importantissimo. All’Ospedale di Locarno questa interdisciplinarietà funziona molto bene.”
Si va quindi al di là del gesto chirurgico, chiamando in causa la professionalità di chi si prende cura del paziente prima, durante e dopo l’intervento, con un atteggiamento di prevenzione delle complicanze (ad esempio polmoniti e trombosi). In un istituto di cura dove la presa a carico è globale, dove i vari servizi lavorano bene tra di loro e sviluppano delle sinergie positive per il paziente, il percorso post-operatorio porta a un recupero oggettivamente migliore, anche del paziente ultra-ottantenne.
“Si tratta di un lavoro di preparazione impegnativo, che presume un'ottima collaborazione interdisciplinare”, conferma il dottor Mario Maggiorini, primario di anestesiologia dell’Ospedale. “Ci vogliono circa quattro settimane per preparare certi pazienti all’intervento; un tempo relativamente lungo, ma che permette ai medici di intervenire sul quadro clinico, e all'anziano di prendere confidenza con gli operatori sanitari e con l'ambito ospedaliero stesso, limitando la sensazione di estraneazione che l'ospedalizzazione può comportare.”

Importante, nell' immediato post-operatorio, l'apporto dell'unità di cure post-anestesia e del servizio del dolore acuto post-operatorio. Inoltre la presenza presso l'Ospedale dell'unità di cure intense, uniche nel Locarnese, con i suoi professionisti specializzati e capaci di gestire ogni eventualità, rassicura  pazienti e familiari nel caso di bisogno.
 

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