Dopo oltre un anno di incontri e di lavoro intenso, l’Ente Ospedaliero Cantonale e l’Università della Svizzera italiana hanno firmato un importante accordo, che dal 1° luglio 2025 porterà alla nascita dell’Istituto di ricerca traslazionale - IRT, con sede a Bellinzona (la ricerca traslazionale, lo ricordiamo, è quella che, in ambito biomedico, punta a velocizzare il processo di trasferimento delle scoperte di base verso la pratica clinica). L’IRT si occuperà, in particolare, di patologie cardiache e neurologiche, e del ruolo che i microrganismi intestinali hanno nell’insorgenza dei tumori. Una divisione lavorerà, invece, sulle tecniche più avanzate per la rigenerazione dei tessuti. Ma in futuro anche altri settori potranno entrare nell’orbita dell’Istituto.
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Nasce l'Istituto di ricerca traslazionale grazie a EOC e USI

La nuova struttura, gestita al 50% dall’EOC e al 50% dall’USI, avrà la sede nel palazzo di Bios+ in via Francesco Chiesa, dove già sono presenti l’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB) e l’Istituto Oncologico di Ricerca (IOR), affiliati all’USI, portando un ulteriore contributo al settore della ricerca in Ticino, che sta acquisendo sempre più importanza nel nostro Cantone.
L’Istituto di ricerca traslazionale nasce come evoluzione dei Laboratori di Ricerca Traslazionale (LRT), che l’EOC aveva creato nel 2021 e gestito, poi, fino a oggi con i ristretti margini finanziari consentiti all’Ente dalle norme legislative, per quanto riguarda i progetti di ricerca.
«Ora i Laboratori diventeranno un vero e proprio Istituto di ricerca - dice Luisa Lambertini, Rettrice dell’USI - e questo sarà molto importante sia per il posizionamento accademico, sia per il riconoscimento istituzionale. Accanto alla ricerca di base svolta dall’IRB in ambito soprattutto immunologico, e a quella dello IOR nel settore oncologico, l’IRT si occuperà di una ricerca più applicata e più vicina al letto del paziente, diventando un “pilastro” per consolidare la ricerca traslazionale nella nostra Facoltà di scienze biomediche».
La gestione del nuovo IRT sarà congiunta, sul modello di quello che in Ticino già avviene, nell’ambito informatico, con l’IDSIA (Istituto Dalle Molle di Studi sull’Intelligenza Artificiale), amministrato, in questo caso, dall’USI e dalla SUPSI, con criteri paritetici. «È un modello di successo, che ha mostrato di funzionare molto bene - spiega Glauco Martinetti, Direttore Generale dell’EOC -.
Non abbiamo potuto creare un ente con personalità giuridica, perché le norme non consentono all’Ente e all’USI di agire in questa direzione. L’IRT sarà un Istituto “in comune”, con un progetto scientifico condiviso e un finanziamento di base bilanciato. Questo garantirà continuità e identità accademica».
L’IRT, come dicevamo, avrà la sua sede a Bellinzona, dove già sono operativi i Laboratori dell’EOC. Nel nuovo Istituto confluiranno quattro divisioni di ricerca:
Malattie neurodegenerative, diretta da Giorgia Melli (studio di biomarcatori innovativi per una diagnosi molto precoce della malattia di Parkinson e di quella di Alzheimer);
Malattie cardiologiche, diretta da Lucio Barile (studio dei meccanismi che portano alla progressione dei disturbi cardiaci dopo un infarto acuto);
Microbiota e malattie intestinali, diretta da Giandomenica Iezzi (studi per individuare le interazioni fra il microbiota dell’intestino e il cancro del colon);
Medicina rigenerativa e malattie osteoarticolari, diretta da Matteo Moretti (modellizzazione di organi su chip microfluidici per studiare malattie come l’osteoartrosi).
I quattro responsabili avranno un contratto misto, dunque in parte EOC e in parte USI.
Tutti gli altri collaboratori otterranno, invece, un contratto EOC oppure un contratto USI a dipendenza dell’ambito specifico di attività.
Responsabile scientifico del nuovo IRT sarà il Professor Alain Kaelin, Direttore dell’Istituto Neurocentro della Svizzera Italiana (EOC) e Professore ordinario all’USI, nonché Direttore della Scuola di dottorato.
Kaelin riferirà alla Commissione mista EOC-USI, che già governa la collaborazione tra gli ospedali dell’Ente e l’Università (e avrà l’ultima parola sul nuovo IRT). Verrà creato anche un comitato scientifico esterno, formato da esperti svizzeri e internazionali, a cui verrà affidato un ruolo consultivo.
«L’IRT sarà il primo Istituto di ricerca biomedica ticinese con un processo decisionale completamente integrato tra le nostre realtà ospedaliera e accademica - dice Kaelin - e costituirà il primo “nucleo” per procedere, nei prossimi anni, verso un ospedale universitario, cioè un ospedale in cui formazione, clinica e ricerca siano legate profondamente fra loro. Il nostro lavoro sarà indirizzato in questa direzione».
Da dove arriveranno i fondi per l’IRT? La stabilità di base verrà garantita da circa un milione di franchi all’anno proveniente dall’EOC e da un altro milione proveniente dall’USI. A questi importi si aggiungeranno i fondi competitivi (che i ricercatori dovranno acquisire - come sempre avviene nel mondo della ricerca biomedica - partecipando ai bandi del Fondo Nazionale Svizzero, dell’Unione Europea e di altre istituzioni internazionali) e contributi privati provenienti - per esempio - da Fondazioni filantropiche o persone facoltose attive nel finanziamento alla ricerca. Il Cantone si è pure detto disponibile a valutare un sostegno.
«Grazie al matrimonio con l'USI - chiarisce il Professor Alessandro Ceschi, Capo dell’Area Formazione medica e Ricerca dell’EOC - verrà ampliato e facilitato l’accesso ai finanziamenti federali e cantonali. Ma l’idea di unire le forze è anche una scelta strategica per il futuro. Già oggi la collaborazione accademica era buona; ora si passa a un livello superiore, con una vera compenetrazione delle due realtà anche a livello organizzativo».
La parola d’ordine, dunque, è costruire sinergie. «L’IRT - conferma Patrick Gagliardini, Prorettore alla Ricerca USI - costituisce un ulteriore, significativo tassello nell’ecosistema della biomedicina in Ticino. Con USI, EOC, IRB, IOR e ora IRT si costruisce una rete più articolata, capace di attrarre fondi e talenti, soprattutto in vista di progetti strategici come la recente candidatura per creare in Ticino un Centro Nazionale di Competenza in Ricerca (NCCR) sull’invecchiamento, finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero (la selezione è in corso)».
«Con l’IRT, per una volta, il nostro Cantone è riuscito a far dialogare le sue diverse anime accademiche, ospedaliere e istituzionali. Non è poco», concludono la Rettrice USI Lambertini ed il Direttore Generale EOC Martinetti.