Slow medicine per una medicina sobria rispettosa e giusta

08 giugno 2012

Nell'era dell’aziendalizzazione, della specializzazione e dell’ipertecnologia, è possibile immaginare una medicina sobria, rispettosa e giusta?

Questa la domanda, un po' provocatoria, che ha fatto da quadro alla giornata di studio e di confronto sulla Slow Medicine che si è tenuta venerdì 1 giugno 2012, presso il Monte Verità ad Ascona, organizzata dall'Ente Ospedaliero Cantonale.

Molti i relatori, provenienti da ambiti diversi, tra cui Luca Crivelli, professore aggregato di economia all'Università della Svizzera Italiana, Silvana Quadrino, psicologa e pedagogista, Paolo Merlani, medico e libero docente all'Università di Ginevra, Susanna Brilli, infermiera responsabile del progetto "Cure basate sulla relazione" dell'EOC, Roberto Satolli, medico, cardiologo e giornalista, Sandro Spinsanti, psicologo, teologo ed esperto di bioetica.

"L'idea dietro alla Slow Medicine", spiega il Dr Giorgio Bert, membro del comitato Slow Medicine Italia, "è quella di promuovere un approccio nuovo alla cura del paziente che si pone come obiettivo principale una cura appropriata, sostenibile, equa e attenta alla persona e all'ambiente".

L'idea che i fondatori di Slow Medicine condividono è che cure appropriate e di buona qualità, associate ad un'adeguata comunicazione fra le persone, riducano i costi dell'organizzazione sanitaria e gli sprechi. Promuovendo l’appropriato uso delle risorse disponibili, la sostenibilità e l'equità dei sistemi sanitari si dovrebbe di fatto migliorare la qualità di vita dei cittadini.

“Una cura slow non è affatto una cura lenta, come potrebbe far credere il termine.", afferma il Dr Bert. "Crediamo in una cura tempestiva ma non sbrigativa, una cura che rinuncia alla frettolosità in nome dell’accuratezza e della riflessione”.
Una medicina dunque rispettosa dei tempi della malattia e della guarigione, che pone al centro della cura la relazione tra medico e paziente, cerca il giusto equilibrio tra l’uso di tecnologie e l’attenzione alle risorse economiche e ambientali, promuove l’informazione, l’educazione e la prevenzione.

"L'aspetto centrale della cura è quello relazionale e qualsiasi relazione richiede tempo.", afferma il Dr Bert. "È qui che il concetto di slow assume tutto il suo senso".

Il convegno organizzato dall'EOC ha segnato il tutto esaurito, con un centinaio di professionisti sanitari, ma non solo, che hanno partecipato alla giornata di studio e di confronto. Moltissimi tra i presenti erano infermieri. "Siamo abituati a vedere il rapporto terapeutico come una relazione quasi esclusiva tra medico e paziente.", fa notare il Dr Bert, "In realtà i miglioramenti più significativi di un degente si determinano in virtù del rapporto tra il paziente e il professionista della cura."

Da questo punto di vista, l'EOC porta avanti un progetto importante nel servizio infermieristico: un modello di cure basate sulla relazione, già implementato nei principali reparti di cura dell'Ente.

"La nostra speranza", afferma il Dr Bonaldi a conclusione del suo intervento, "è che con il convegno di oggi si possano porre le basi per creare un'associazione Slow Medicine anche in Svizzera".

In un’epoca nella quale siamo attratti dalle nuove tecnologie e dalle nuove procedure diagnostiche, in un’epoca nella quale si inseguono risultati immediati, questa è stata un'opportunità di riflessione.

La Slow Medicine ha il merito di invitarci a rallentare e riflettere, a riconoscere e tenere in considerazione le convinzioni e la cultura del singolo paziente, individuando la soluzione più adeguata al caso specifico, a non lasciarci sedurre dalle ultime novità spinti dal luogo comune che tutto ciò che è nuovo sia per forza migliore.
 

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