<p><strong>La Clinica Santa Chiara e l’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) hanno siglato un accordo di collaborazione per permettere al Locarnese di dotarsi della risonanza magnetica. </strong></p>
L’apparecchiatura, in funzione da qualche giorno, è situata nell’ala Nord dell'Ospedale Regionale di Locarno, dove sorge il nuovo Pronto Soccorso, ed è perfettamente integrata nel reparto di radiologia del nosocomio cittadino.
L’utilizzo della risonanza magnetica è sempre più diffuso in medicina poiché si tratta di una tecnica diagnostica non invasiva che non utilizza né i raggi X né altri tipi di radiazioni. L’esame, che può variare dai 20 ai 40 minuti, è assolutamente indolore e si svolge da sdraiato, su un lettino intorno al quale è posizionato un potentissimo magnete.
Per farsi un’idea del potere di attrazione di questa enorme calamita, basti pensare che l’elettromagnetismo da essa generata sarebbe sufficiente per mandare in tilt i telefonini e le radio di tutta la città.
Per evitare interferenze con l’esterno, ottimizzare la qualità delle immagini di risonanza e proteggere ciò che lo circonda, il locale è stato schermato con una speciale gabbia, appositamente installata da una ditta di Cadenazzo. "È unica in Ticino", conferma Bill Kalsi, presidente della Ticitech SA. "La gabbia di Faraday, la cui parte centrale è in rame, ha subito un processo di galvanizzazione specifico ed è stata progettata su misura per l’installazione di Locarno".
Tecnologie all’avanguardia che potrebbero contribuire all’incremento dei costi della salute. Per garantire la sostenibilità economica del progetto e per evitare sovradimensionamenti dell’infrastruttura diagnostica nella nostra regione, la spesa della nuova risonanza magnetica è stata ripartita equamente tra Ospedale e Clinica. La macchina è pertanto a disposizione delle due strutture, 6 ore e mezza al giorno per ciascuna, e la sua gestione è affidata a due équipes distinte.
La novità, quindi, non concerne soltanto la tecnologia, che non è nuova in sé, sebbene per il Locarnese lo sia certamente: fino a ieri i pazienti della regione dovevano far capo alla risonanza magnetica dell’ospedale di Bellinzona, una distanza considerevole, soprattutto per le persone anziane che abitano nelle valli.
L’aspetto più apprezzabile di questo progetto risiede invece nelle sinergie che i due istituti hanno saputo mettere in campo, dando adito a una collaborazione pubblico-privato inedita per la regione.
"Siamo soddisfatti di questo accordo", confida Luca Merlini, Direttore dell’Ospedale Regionale di Locarno, "si inserisce perfettamente nella filosofia che ci anima di collaborare maggiormente con gli altri attori socio-sanitari presenti sul territorio, con l’obiettivo, naturalmente, di fornire le migliori cure possibili al paziente".
Soddisfazione anche da parte del settore privato: "Anzitutto il punto focale di questa importante operazione è il paziente che beneficia di un servizio diagnostico completo in loco", spiega Guido Bernasconi, Direttore amministrativo della Clinica Santa Chiara, "sul piano amministrativo, inoltre, la stretta collaborazione tra la Clinica e l’Ospedale è indubbiamente un segnale forte nell’ottica dell’ottimizzazione dei costi della salute".
Da una parte e dall’altra, anche tra i medici radiologi c’è consenso, soprattutto quando si tratta di fare una precisazione importante: nella diagnostica per immagini, ogni tecnica ha il suo posto.
“La risonanza è insuperabile nella visione delle cartilagini che rivestono le articolazioni.”, spiega il Dr Heinkel, primario di radiologia della Carità. “Ed è molto sensibile per i disturbi dei tessuti molli, specialmente per la ricerca dei tumori di tutti i sistemi organici”, aggiunge la Dr.ssa Zehbe, Primario di radiologia della Clinica Santa Chiara.
Un paziente con una sospetta frattura, invece, avrà bisogno di una semplice radiografia e non di una risonanza. Qualcuno rischia di rimanere deluso.