Ospedale Regionale di Lugano: un approccio multidisciplinare per l’idrocefalo cronico

28 settembre 2004

L’idrocefalo cronico nell’adulto, che colpisce l’1% della popolazione sopra i 60 anni, ma anche più giovani, rimane una malattia difficile da diagnosticare e da curare. In un contesto così incerto appaiono incoraggianti i risultati presentati nei giorni scorsi all’Ospedale regionale di Lugano durante un incontro a cui hanno partecipato un centinaio di medici e operatori sanitari, fra questi quasi tutti i neurologi attivi nel Cantone. I metodi tradizionali, come i farmaci e la punzione lombare si rivelano spesso insufficienti. In determinati casi l’impianto di un drenaggio permanente (shunt) che evacua in modo regolare il liquido in eccesso nelle cavità cerebrali, eliminandolo attraverso l’addome, si dimostra efficace. La valvola, situata nella testa, è regolabile su 18 variazioni di pressione. I risultati che riguardano i 21 pazienti trattati negli ultimi tempi al Civico con lo shunt - alcuni provenienti da oltre S. Gottardo - hanno mostrato che le manifestazioni tipiche di questa malattia, (disturbi del cammino, incontinenza, alterazioni psicofisiche) si attenuano in modo significativo, anche se in modo diverso da soggetto a soggetto. Tali risultati, hanno spiegato i medici del Servizio cantonale di neurochirurgia, sono stati ottenuti grazie ad un approccio multidisciplinare all’idrocefalo cronico. Una tempestiva segnalazione da parte del medico di famiglia, il consulto del geriatra, la “misurazione” del problema mediante le tecniche radiologiche più aggiornate e uno shunt con una valvola di grande precisione permettono di ristabilire una buona qualità di vita.

Social share