Rivista per le Medical Humanities, anno 5, numero 17

19 April 2011

<p>&quot;Il contatto con altre culture sposta la cornice del nostro paesaggio, ci confronta con valori esistenziali personali, rappresentazioni, sentimenti, strategie di pensiero altre, che non dobbiamo avere paura di definire e accettare come diverse, se diverso &egrave; un termine che non vuol essere un giudizio di valore. Perch&eacute; anche noi siamo diversi&hellip;&quot;[dall'editoriale]</p>

Cosa succede quando la relazione di cura interviene tra differenti orizzonti culturali? Come prepararsi a svolgere al meglio la professione di curante in una società sempre più plurale e ricca di concezioni e rappresentazioni diverse e magari anche, in alcuni casi, divergenti? Sono domande pressanti, a cui il Dossier del diciassettesimo numero della Rivista per le Medical Humanities, edita dall'Ente Ospedaliero Cantonale, tenta di fornire alcune possibili risposte, interpellando esperti di antropologia medica, attivi nell'interpretariato e nella mediazione interculturale, nonché nella formazione nell'ambito dell'interculturalità e dell’integrazione - tra questi, Ilario Rossi, Alexander Bischoff, Giona Mattei, Maria C. Terreri Vitagliano, Fabrice Althaus, Patricia Hudelson, Dagmar Domenig, Patrick Bodenmann...

Risposte "possibili" perché, come spiega bene il filosofo Salvatore Veca nell’intervista concessa al medico Roberto Malacrida, i percorsi della ricerca non sono mai a senso unico, né nelle scienze naturali né, e a maggior ragione, nelle scienze umane.

Alla medicina carceraria è invece dedicata la sezione "Etica clinica", che riprende i contributi presentati da Bernice Elger e da Damiano Castelli durante il Seminario Comec tenutosi lo scorso settembre a Lugano e un resoconto della discussione che ha fatto seguito, in forma di tavola rotonda.

Se l’attenzione per il rispetto dei diritti umani è più che mai importante nel caso di soggetti vulnerabili, gli operatori sanitari attivi nell’ambito della medicina penitenziaria rivestono un ruolo di estrema importanza nella prevenzione e nel rilevamento di ciò che minaccia e degrada la dignità degli individui. Una riflessione sui diritti dei detenuti e sui principi etici che devono valere nella cura di questi ultimi si rivela essere istruttiva non solo per i medici che lavorano in carcere, ma per tutti i professionisti della cura. Il numero include una conversazione con Vincenzo Crupi a proposito degli errori cognitivi in ambito medico.

La Rivista per le Medical Humanities è distribuita dalle Edizioni Casagrande di Bellinzona, tel. +41 91 820 01 01, segretariato@casagrande-online.ch. Può anche essere ordinata on-line sul sito www.edizionicasagrande.com.
 

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